La risposta migliore

La voglia, lo riconosco, era quella di scrivere esclusivamente un pezzo sui fatti del treno, di sfogarmi alla grande per le accuse che un pò tutti hanno dovuto subire. Poi alla fine, riflettendo, ho deciso che non sarebbe stato giusto cambiare la scaletta di argomenti che mi ero preparato per il numero di ottobre.
Perché avrei dovuto cedere alla provocazione di chi sfascia i treni o peggio ancora di chi scrive il falso e toglie così spazio ai fatti veri del tifoso giallorosso.
Parlerò di questo triste argomento, ma gli darò il giusto spazio al momento più opportuno senza, come dicevo prima, tralasciare il resto. Ho avuto la fortuna di vedere in Tv il recente spot pubblicitario della Barilla, quello in cui si vede il piccolo tifoso giallorosso, seduto su una panchina proprio fuori lo stadio, mentre dentro ovviamente c'è la partita; ad un certo punto viene fatto entrare tra l'incredulità e lo stupore dei suoi occhi. L'ho trovato simpatico e mi ha fatto piacere, in quel suo correre gioioso con la bandiera in mano ho rivisto e rivissuto quello che deve essere stato senz'altro il primo impatto con lo stadio per molti di noi.
Altra cosa che mi ha fatto piacere, anzi mi ha commosso, è stato il ricordo di Roberto Rulli a Roma-Benfica. I suoi amici Fedayn l'hanno onorato nel modo migliore, quella lunga frase, quel viso disegnato così bene parlavano chiaro e mi hanno toccato il cuore, come quello che il buon Roberto ha lasciato in Sud.
Ed a tutti quelli che si chiedevano chi fosse quel Roberto io rispondo invitandoli a rileggersi il mio articolo di giugno, al quale aggiungo per chiarire ancora di più che Roberto Rulli è stato un tifoso importante per la Sud, che la sua immagine è stata legata al Commando dei primi tempi, ma ancora di più al gruppo nel quale lui si identificava e cioè i Fedayn.
Ma gruppi a parte, Roberto va ricordato e sta a noi vecchi onorare continuamente la sua presenza. Sempre per Roma-Benfica ma anche per le prime di campionato, vorrei parlare anche della presenza dei ragazzi di fuori e ringraziarli, anche a nome di tutti gli altri componenti dei Vecchio Cucs, per tutto quello che di positivo fanno per la Roma e per il gruppo. Torino, Vercelli, la provincia di Brescia, Ravenna, Carpi, Poggibonsi, Siena, Pisa, Firenze, Teramo, l'Umbria al completo, Ascoli, Civitavecchia, il Molise, i ragazzi della Campania, Melfi, Bari, Taranto, la sezione della Calabria, la Sicilia e la Sardegna. Se ho dimenticato qualcuno chiedo scusa in anticipo, comunque questo elenco è il logico risultato del buon lavoro che portiamo avanti.
Altre cose che alcuni del gruppo cercano di far capire ai ragazzi riguardano prima di tutto il problema comportamentale, poi il fatto di venire allo stadio con indosso il materiale del gruppo e non con sciarpe e magliette di altre squadre.
Riguardo il sapersi comportare non è la prima volta che ne parlo e stavolta sono stanco di ripetermi. Appartenere al gruppo è una questione d'orgoglio, è una magica avventura che ha le proprie regole dalle quali non bisogna mai scostarsi. A quelle persone che credono che il gruppo sia un gioco, che sono convinte che essere un Cucs sia una cosa da prendere con leggerezza, io rispondo con un invito a lasciar perdere.
La pazienza è finita ed i rapporti di "lavoro" quando non se ne può più si devono interrompere, basta con le stupidaggini, basta con gli atteggiamenti ridicoli. Anche a Lisbona qualcuno ha pensato bene di mettersi ìn evidenza allungando un po'troppo le mani, senza pensare che essere di un gruppo ben conosciuto, indossare (indegnamente) il giubotto vuol dire tante cose, non ultima, che bisogna dare sempre il buon esempio.
Queste mie considerazioni non sono idee dell'ultimo momento ma punti fissi, per i quali non si può transigere, soprattutto in un periodo difficile come questo.
Così ce l'abbiamo fatta di nuovo, con tempismo e puntualità siamo ritornati sulle pagine di tutti i giornali, sulla bocca di tutta l'opinione pubblica, soprattutto quella di parte, che come ben sappiamo nutre per gli abitanti di Roma una spiccata... simpatia.
Sappiamo tutti ciò che è accaduto su quel maledetto treno che tornava da Milano, le immagini televisive e le foto dei giornali parlavano chiaro, anche troppo.
Ciò che invece non è stato chiaro, ma questa non è una novità, è il comportamento dei "baldi pennivendoli" ai quali non sembrava vero poter di nuovo sputare veleno su Roma.
So bene che quei vagoni non si sono rotti da soli e che esistono dei responsabili che hanno gettato vergogna su una tifoseria intera, ma perché tutti hanno parlato di 500 teppisti?
Cioè tutto il gruppo del treno era seriamente impegnato a smantellare i vagoni... ma scherziamo ?
Se fossi andato a Milano quella domenica, avrei anch'io quel treno e forse anch'io sarei stato identificato, trattenuto, processato e condannato!! Colpevole di che poi...
Capite cosa voglio dire, capite che tra quei 500(!) teppisti la maggior parte non aveva fatto niente?
Non ci vuol nulla a essere coinvolti e poi vallo a spiegare a chi ti guarda con occhio sospetto e il manganello minaccioso sulla testa.
Ovunque siamo considerati delle bestie, tutti senza distinzione ma non è così.
Quanti ragazzi conosco in curva di tutti i gruppi, gente seria che sa come comportarsi, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno ma che di certo non ruba nelle pasticcerie, non strappa collanine alle ragazzine, non picchia le vecchiette né rompe le vetrine. Gente che sa cosa vuol dire essere Ultras e che oggi magari rinuncia alle trasferte per non correre pericoli allucinanti, tipo quello del treno.
Noi abbiamo la coscenza pulita, la nostra verità è diversa da quella che si legge sui giornali, dove bande di "Lanzichenecchi giallorossi" devastano e distruggono.
E' facile e comodo fare di tutta l'erba un fascio. Sarebbe come dire che: "visto che a Milano ci sono stati 3 morti da stadio e tanti accoltellati, un morto in trasferta tanto per non perdere la mano, tutti i milanesi sono degli assassini".
Naturalmente questi sono particolari insignificanti, piccolezze che svaniscono di fronte alle gesta di 500 eroi...
Io personalmente non mi aspetto niente dai "baldi pennivendoli" che trovano anche il tempo di esibirsi in Tv, insultando come soltanto loro sanno fare. Il loro odio radicato nei confronti di Roma mi lascia indifferente, anzi mi aiuta a riflettere, e tra i tanti pensieri che mi affollano la mente uno solo emerge prepotentemente e mi da forza e coraggio per il futuro.
La realtà romana è molto diversa da quella che loro vorrebbero far credere, ci sono le basi per poter fare un lavoro serio, i ragazzi in gamba non mancano e la volontà di collaborare tra i gruppi esiste.
Da questo insieme deve arrivare la risposta che noi tutti vogliamo, a quelli che sfasciano i treni e infangano il buon nome di Roma ed a quelli che aspettano questi fatti vergognosi per sputarci addosso veleno.
Almeno è quello che io spero.

Stefano Malfatti
Commando Ultrà Curva Sud
Vecchio Cucs

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